Il Coronavirus è al momento da considerare un rischio potenziale e deve essere preso in considerazione negli ambienti di lavoro, anche al di fuori delle zone di contagio. Anche le aziende non collocate nelle aree dei focolai debbono adottare idonee misure.
Consigli pratici ed operativi per reagire subito e predisporre misure di comportamento idonee in azienda.
Per fronteggiare l’emergenza contagio del virus COVID-19 il Governo ha approntato una serie di misure restrittive per due zone definite Rossa (focolai) e Gialla (rischio diffusione). Sono stati emanati:
- Decreto Legge 23 febbraio 2020 n. 6 «Misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19»;
- Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 23 febbraio 2020 «Disposizioni attuative del Decreto Legge 23 febbraio 2020 n. 6 recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19»
- Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 25 febbraio
- Una serie di ordinanze del Ministero della Salute d’intesa con le Regioni in zona Rossa e Gialla
Sarà utile fornire istruzioni alle imprese non ricomprese nelle aree a rischio che, a torto, possono pensare di non dover approntare alcuna misura.In primo luogo la presenza conclamata di un Virus ignoto, probabilmente pericoloso per alcuni soggetti più a rischio, e altamente contagioso impone misure di sicurezza aggiuntive e, dunque, si consiglia:
- di aggiornare la valutazione dei rischi ricomprendendo e valutando il rischio agente biologico
- di conseguenza, con Medico Competente e RSPP individuare i migliori dispositivi di protezione individuale e predisporre piano di emergenza specifico in caso di rischio di contagio ad esempio se si scopre che un dipendente (o altro soggetto che frequenta l’azienda) è infetto o proviene da zone Rossa o Gialla
- prevedere un protocollo speciale di sorveglianza sanitaria in caso di personale interno con particolare esposizione o predisposizione al rischio (lavoratori trasfertisti, immunodepressi, cardiopatici, donne incinta, soggetti con malattie croniche o oncologiche ecc.…)
- Informare e formare i dipendenti in relazione al nuovo rischio specifico
Nell’introduzione di procedure emergenziali si deve porre particolare attenzione alla tutela dei dati personali (Privacy), per cui si deve ricordare che:
- In generale, la raccolta di informazioni, rilevazioni, questionari sui movimenti, patologie o temperatura dei dipendenti/visitatori:
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- integra un trattamento di dati personali anche sensibili (particolari, dati medici)
- Nella maggior parte dei casi tale trattamento potrebbe non essere necessario, dunque illecito con le conseguenze del caso
- I dati non sono mai anonimi in quanto raccolti alla presenza dell’interessato che è identificato per l’accesso allo stabile o è già conosciuto
- Se, in ogni caso si volesse comunque adottare tale trattamento (il che è sconsigliato per i motivi di cui sopra), deve essere fornita idonea informativa con le specifiche finalità e raccolto il consenso, e dovrebbe essere anche registrato nel registro trattamenti e, non è escluso che prima dell’adozione sia necessaria la valutazione di impatto (imprese più grandi con un elevato numero di raccolte); si precisa che tali misure non necessariamente renderebbero lecito il trattamento che va, dunque, valutato attentamente caso per caso
- L’impresa non può, essendo tale compito riservato alle Autorità Pubbliche, investigare sugli spostamenti, contatti e stato di salute dei dipendenti o visitatori.
- Specificamente si consiglia:
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- di inviare una comunicazione a lavoratori, fornitori, clienti ecc.. facendo presente che, se sono stati nelle zone a rischio, a contatto con le persone a rischio o hanno sintomi influenzali o semplicemente la febbre o la tosse, non possono avere accesso ai locali dell’impresa
- Posizionare anche un cartello all’ingresso con la medesima comunicazione di cui sopra
- Eventualmente, e, per massima cautela, si potrebbe mettere a disposizione dei termometri per i visitatori i quali, autonomamente e senza essere visti da altri, potranno testare la propria temperatura.
Quanto alla gestione del rapporto di lavoro:
- Se l’attività è sospesa, come ad es. in Zona Rossa, si può fare uso di permessi retribuiti, Ferie e Congedi e valutare la percorribilità di procedure di Cassa Integrazione Ordinaria o in Deroga.
- Se l’attività prosegue vanno implementate le misure igienico sanitarie e l’uso di dispositivi di protezione individuale (guanti, maschere igienizzanti); si deve valutare la restrizione degli orari di lavoro delle trasferte e missioni; predisporre, se possibile, misure di agevolazione di Telelavoro e Smart Working
Mi domando cosa c’è di maggiormente tutelato se non la sicurezza pubblica ed il bene da tutelare in tale ambito ? Ritenete corretto che tale tutela possa essere garantita dal buon senso degli stessi infetti, i quali, dovrebbero solo per senso etico comunicare chi avrebbero potuto contagiare ? Non è più semplice ed immediato, che in casi come questi, di tutela della sanità pubblica si facciano nome e cognome degli infetti affinché chi effettivamente fosse entrato in contatto con loro avesse il diritto di farsi controllare per tempo, senza che la sua vita e salute dipenda da un terzo soggetto ? E’ corretto che la privacy di fronte a questa emergenza pandemica, non possa classificare i dati sensibili sanitari trattandoli per questa tipolgia di evento come dati ordinari. ?
Cordialità.
Marina Bongiorni
Si premette che la presente risposta non è frutto di una valutazione giuridica perché la domanda pone una questione di natura politico/amministrativa.
Si ritiene, comunque, che se esiste un’emergenza di salute pubblica, tanto più questa deve essere gestita con regole uniformi dalle autorità pubbliche, a garanzia di tutti.
E le autorità sanitarie possono catalogare i dati sanitari per tali scopi. Ciò garantisce tutti perché, da un lato, i dati sono trattati, con la massima cautela, sicurezza e sorveglianza, coerentemente con lo scopo.
Dall’altro sono garantiti contemporaneamente anche i diritti individuali alla riservatezza.
I dati particolari come quelli medici sono una parte del nostro essere, questo troppe volte viene del tutto dimenticato.
Esistono concreti pericoli di emarginazione e discriminazione collegati alla divulgazione dello stato di salute, ciò già prima dell’emergenza sanitaria.
E, in particolare con riferimento a quest’ultima, un trattamento indiscriminato di dati sanitari consentito a chiunque porterebbe alla gestione personale della questione, caso per caso, che condurrebbe inevitabilmente al caos ed alla generazione di fenomeni discriminatori ingiustificabili, anche perché del tutto inutili.