A quasi quattro anni dall’entrata in vigore del testo unico sulle società partecipate ancora non è stato adottato il decreto previsto dall’articolo 11, comma 6, del Dlgs 175/2016 che dovrebbe disciplinare i tetti ai compensi dei componenti degli organi amministrativi delle società in controllo pubblico.
Nelle more, applicandosi il regime transitorio previsto dal comma 4 dell’art. 4 del D.L. 95/2012, cd. Spending Review, che lega il compenso degli amministratori alla spesa storica del 2013.
Ciò comporterebbe che, se una società, innovando rispetto al sistema gestionale precedentemente scelto, magari in considerazione della evoluzione e della complessità delle attività societarie rispetto all’ormai lontano 2013, decida di dotarsi di un amministratore delegato, la sua professionalità e il suo particolare impegno nella gestione societaria non potrebbero essere retribuiti.
La conclusione appare illogica e irragionevole; e la stessa Corte dei Conti, nella recente deliberazione n. 29/2020, pare porsi il dubbio.
Di seguito il nostro approfondimento pubblicato su Quotidiano Enti Locali & PA de Il Sole 24: